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Quando X-Ray, dopo aver avvicinato il suo occhio alla fotocellula per il riconoscimento, entra nel bunker, sente immediatamente un'atmosfera pesante. I membri del team sono chini sui computer, ma il loro silenzio è inquietante. Mentre si avvicina per chiedere spiegazioni, l'ascensore si apre lentamente, rivelando la figura imponente del "Dottore". Ma non è solo: lo segue uno dei robot preposti al controllo della clinica, una macchina che obbedisce ciecamente alle sue direttive.

“Ci siamo” pensa X-Ray, mentre il suo battito cardiaco accelera di colpo. Sperava di avere ancora un po' di tempo per raccogliere prove e inserire nuovi elementi nella simulazione, ma capisce che è arrivato il momento della resa dei conti. È evidente che il "Dottore" ha scoperto qualcosa, forse anche tutto.

Con passo deciso lui si avvicina a X-Ray, il suo volto è freddo e gli occhi colmi di determinazione. Ha in mano un documento elettronico che le sbatte sotto il naso. È stata scoperta.

- X-Ray, mi sai dire che diavolo significa tutto ciò?

Lei cerca di prendere tempo, la sua mente lavora freneticamente per trovare una soluzione.

- Dovrei esaminarlo, signore. Potrebbe esserci un malinteso.

Lui scoppia in una risata sinistra, un suono che fa gelare il sangue nelle vene di X-Ray.

- Malinteso? Non ti permetterò di distruggere tutto il nostro lavoro. Ti avevo avvertita che avrei preso provvedimenti."

Con un movimento repentino, il "Dottore" estrae il telecomando dalla tasca del camice e ordina al robot di armarsi. X-Ray si abbassa istintivamente e si sposta di lato, riuscendo a schivare il raggio laser mortale che il robot emette, distruggendo uno dei computer con un colpo preciso. Ma nella foga inciampa e si ritrova a terra in ginocchio. La situazione sembra irrimediabilmente persa per lei.

Ma improvvisamente si sente un tremendo boato: la porta blindata del bunker viene fusa da una vampata di calore e una squadra dell'Europolice fa irruzione, lanciafiamme e armi fotoniche in mano. Il robot viene immediatamente colpito e cade in una pozza di metallo fuso. Il "Dottore" si trova circondato, le armi puntate contro di lui.

- Non potete fermarmi! Questo progetto può cambiare il nostro mondo!", urla, mentre afferra X-Ray, e la usa come scudo umano, cercando di raggiungere il varco che crea con il telecomando, attivando il MPD(1).

X-Ray si rende conto che il "Dottore" vuole fuggire nel mondo in cui ha creato Melata, il paese delle piazze che scompaiono, il fulcro dell'esperimento, portandola con sé. Non può permettergli di scappare e cerca disperatamente di divincolarsi.

I suoi colleghi dell'Europolice ("Chi li avrà avvertiti?", si chiede confusa) sono paralizzati, non vogliono rischiare di colpirla. Ma, improvvisamente, con un grido disperato, il "Dottore" la lascia e cade a terra: Delta, il suo collega del team, quello che lei credeva meno scaltro, l’ha colpito alle spalle con un calcio ben assestato.

Viene arrestato, e con lui tutti i componenti del team. Spetterà ai giudici stabilire quale sia stato il coinvolgimento di ciascuno nel folle esperimento.

Uno dei membri dell’Europolice provvede a distruggere il MPD utilizzato abusivamente, chiudendo per sempre il varco tra i due mondi.

 

- Credevi che ti avremmo lasciata sola ad affrontare questa situazione, X-Ray? Non sai che gli sbirri vanno sempre in coppia? - conclude Delta, sorridendo.

***

Nella sede locale dell’Euroforce stanno festeggiando l’esito felice dell’azione appena portata a termine.

Xenia (la X-Ray nel team del “Dottore”) è ancora frastornata e anche un po’ irritata dal fatto che le abbiano affiancato a sua insaputa un collega più esperto di lei, ma non vuole darlo a vedere. In fondo le ha salvato la vita. Una bella lezione per il futuro, non può che rendersi conto di essere ancora piuttosto inesperta come agente sotto copertura.

In ogni caso la sua missione ha fruttato molti elementi da utilizzare come prove contro il sedicente scienziato, che da tempo era tenuto d’occhio dall’Europolice per le sue attività illegali. La sua idea di utilizzare la clinica per condurre esperimenti finalizzati al controllo della mente in un universo parallelo poteva anche essere considerata geniale, visto che nel suo mondo è severamente vietato. Ma non ha tenuto conto che l’utilizzo del MPD non è consentito senza autorizzazione del Governo, e solo in casi di forza maggiore. E il campo magnetico che genera è facilmente individuabile, con gli strumenti adatti.

In realtà non è la prima volta che il “Dottore” finisce nel mirino delle forze dell’ordine, ha già al suo attivo una lunga serie di reati, commessi cambiando di volta in volta identità, tanto che è difficile sapere quale sia il suo vero nome. La sua megalomania ormai l’ha fregato, e il Tribunale dei Dieci probabilmente lo condannerà all’esilio in un universo tetro e desolato. In fondo, questo è proprio un caso di forza maggiore.

Xenia però ha ancora in mente tutte quelle donne che ha potuto conoscere nella simulazione e che ha cercato di mettere in guardia inserendovi elementi anomali: cosa sarà di loro? Ricorderanno qualcosa di questa singolare esperienza? Per fortuna l’esperimento è stato troncato in tempo perché nessuna fosse davvero condizionata, a parte la piccola Vanessa, la più fragile. Forse qualcuna avrà dei ricordi vaghi, forse no. E cosa sarà di Melata, il paese delle piazze che scompaiono? Dovrà chiederlo a qualcuno che sappia meglio di lei come funziona il MPD.

***

E’ l’alba. Gli abitanti di Melata, che dormono ignari, non si accorgono che il paese si sta modificando. Le piazze che scompaiono e riappaiono smettono di oscillare e trovano una propria stabilità. Le fontane miracolose e le acque termali riprendono il loro flusso naturale, emettendo suoni rilassanti e creando un'atmosfera di tranquillità. Le case riacquistano la loro solida struttura. I colori si intensificano, riportando vivacità al paesaggio. Gli alberi e i fiori iniziano a sbocciare, creando un giardino incantevole che si estende in ogni angolo di Melata. Il paese si rivela per ciò che è sempre stato: un luogo suggestivo, ma solidamente ancorato alla realtà.

Verso le otto del mattino Eva, Livia e Roxy si sono finalmente riunite a tavola in albergo, dove una simpatica cameriera ha servito una colazione anche troppo abbondante.

- Uhm, ottima questa marmellata” dice Eva spalmandola con cura su una fetta di pane casereccio “avete dormito bene stanotte?”

 -Meglio del solito” risponde Livia, che sembra molto più serena, ora che ha capito che Vanessa ha deciso finalmente di fidarsi di lei e di cercare di uscire dal tunnel della depressione causata dalla paura del futuro, che le aveva provocato inquietanti visioni.

- Io veramente ho fatto un altro sogno molto strano - replica Eva  - ero in un mondo gelido, nevicava sempre e un uomo orribile mi stava minacciando … avevo una sensazione di totale estraneità, come se fossi un’altra persona, più giovane di me e c’erano anche macchinari ronzanti e maligni robot…”

- Eddai, Eva, ti fai condizionare dal desiderio di trovare elementi per il tuo romanzo, mi pare evidente” le risponde sorridendo Livia.

- A proposito, ho ritrovato il mio diario, era dove l’avevo appoggiato due giorni fa, sul comodino.

- Benissimo, puoi cercare di scrivere anche di questo sogno, almeno per quello che ti ricordi.

- Puoi contarci, Livia, il tuo suggerimento di tenere un diario mi è stato molto utile, anche se all’inizio avevo delle perplessità. Roxy, come mai sei così silenziosa stamattina? Mi sembri un po’ assente.

- Stavo pensando a quello che mi ha detto Vanessa quando l’ho intervistata. Deve avermi detto qualcosa di estremamente importante che riguarda il futuro di tutti noi, ma non riesco a ricordare cosa, e non ritrovo i miei appunti…

- Lasciamo in pace Vanessa, diamole il tempo di riprendersi, sarà un percorso molto lungo. E, per favore, non pubblicare niente su di lei. Quanto al futuro, possiamo solo sperare che sia meglio del presente. Piuttosto, Laura ci ha chiesto di incontrarci in piazza a mezzogiorno per un aperitivo. Che ne dite?

Melata(1).png

***

Eva è tornata a casa dopo la visita a Melata, che l’ha un po’ delusa perché le piazze non erano per niente scomparse, ma crede di avere finalmente trovato l’ispirazione per mettersi a scrivere seriamente. Si prepara un caffè, apre il suo portatile e inizia a digitare velocemente sulla tastiera: la sindrome del foglio bianco è stata superata:

Dalla finestra del suo studio al decimo piano della clinica osserva il paesaggio freddo e innevato, illuminato solo a tratti dalla luce dei lampioni a led avvolti da una leggera nebbia. In lontananza sta passando silenzioso il rapido monorotaia delle 19.30. Alcune motoslitte scivolano sul ghiaccio che riveste la strada. Uno dei lampioni è spento, forse è stato preso a sassate durante l’ultima sommossa, per fortuna sedata immediatamente dall’Europolice. Quel pensiero lo fa sorridere tra sé e sé, ma il suo volto rimane impassibile. Torna alla scrivania, raccoglie alcuni documenti elettronici sparsi e si decide a scendere nel sotterraneo per il solito controllo, ma senza fretta. L’esperimento sta funzionando.

Sorride, le sembra un buon incipit.

Eva scrive.png

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