Eva trova l'ispirazione
E’ l’alba. Gli abitanti di Melata, che dormono ignari, non si accorgono che il paese si sta modificando. Le piazze che scompaiono e riappaiono smettono di oscillare e trovano una propria stabilità. Le fontane miracolose e le acque termali riprendono il loro flusso naturale, emettendo suoni rilassanti e creando un'atmosfera di tranquillità. Le case riacquistano la loro solida struttura. I colori si intensificano, riportando vivacità al paesaggio. Gli alberi e i fiori iniziano a sbocciare, creando un giardino incantevole che si estende in ogni angolo di Melata. Il paese si rivela per ciò che è sempre stato: un luogo suggestivo, ma solidamente ancorato alla realtà.
Verso le otto del mattino Eva, Livia e Roxy si sono finalmente riunite a tavola in albergo, dove una simpatica cameriera ha servito una colazione anche troppo abbondante.
- Uhm, ottima questa marmellata” dice Eva spalmandola con cura su una fetta di pane casereccio “avete dormito bene stanotte?”
-Meglio del solito” risponde Livia, che sembra molto più serena, ora che ha capito che Vanessa ha deciso finalmente di fidarsi di lei e di cercare di uscire dal tunnel della depressione causata dalla paura del futuro, che le aveva provocato inquietanti visioni.
- Io veramente ho fatto un altro sogno molto strano - replica Eva - ero in un mondo gelido, nevicava sempre e un uomo orribile mi stava minacciando … avevo una sensazione di totale estraneità, come se fossi un’altra persona, più giovane di me e c’erano anche macchinari ronzanti e maligni robot…”
- Eddai, Eva, ti fai condizionare dal desiderio di trovare elementi per il tuo romanzo, mi pare evidente” le risponde sorridendo Livia.
- A proposito, ho ritrovato il mio diario, era dove l’avevo appoggiato due giorni fa, sul comodino.
- Benissimo, puoi cercare di scrivere anche di questo sogno, almeno per quello che ti ricordi.
- Puoi contarci, Livia, il tuo suggerimento di tenere un diario mi è stato molto utile, anche se all’inizio avevo delle perplessità. Roxy, come mai sei così silenziosa stamattina? Mi sembri un po’ assente.
- Stavo pensando a quello che mi ha detto Vanessa quando l’ho intervistata. Deve avermi detto qualcosa di estremamente importante che riguarda il futuro di tutti noi, ma non riesco a ricordare cosa, e non ritrovo i miei appunti…
- Lasciamo in pace Vanessa, diamole il tempo di riprendersi, sarà un percorso molto lungo. E, per favore, non pubblicare niente su di lei. Quanto al futuro, possiamo solo sperare che sia meglio del presente. Piuttosto, Laura ci ha chiesto di incontrarci in piazza a mezzogiorno per un aperitivo. Che ne dite?
***
Eva è tornata a casa dopo la visita a Melata, che l’ha un po’ delusa perché le piazze non erano per niente scomparse, ma crede di avere finalmente trovato l’ispirazione per mettersi a scrivere seriamente. Si prepara un caffè, apre il suo portatile e inizia a digitare velocemente sulla tastiera: la sindrome del foglio bianco è stata superata:
Dalla finestra del suo studio al decimo piano della clinica osserva il paesaggio freddo e innevato, illuminato solo a tratti dalla luce dei lampioni a led avvolti da una leggera nebbia. In lontananza sta passando silenzioso il rapido monorotaia delle 19.30. Alcune motoslitte scivolano sul ghiaccio che riveste la strada. Uno dei lampioni è spento, forse è stato preso a sassate durante l’ultima sommossa, per fortuna sedata immediatamente dall’Europolice. Quel pensiero lo fa sorridere tra sé e sé, ma il suo volto rimane impassibile. Torna alla scrivania, raccoglie alcuni documenti elettronici sparsi e si decide a scendere nel sotterraneo per il solito controllo, ma senza fretta. L’esperimento sta funzionando.
Sorride, le sembra un buon incipit.