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Roxy a Melata e X-Ray nel bunker

Roxy si sveglia confusa, non riesce a capire dove si trovi. Nel dormiveglia ha sentito in modo confuso rumori di cassetti aperti e richiusi, ma non riusciva a realizzare da chi e perché. Lentamente apre gli occhi e si ricorda improvvisamente della sera prima e di essere in una camera di albergo. Ma dov’è Eva? Il letto di fianco è vuoto. La sensazione che qualcosa non vada la colpisce improvvisamente. Pensa “Ma che ci faccio qui? Avrei dovuto essere al giornale, Andrea sarà furiosa.” Scaccia il pensiero con un’alzata di spalle, si rimette i vestiti del giorno prima che ora sono asciutti, anche se un po’ stazzonati, e scende a fare colazione.

Eva è già seduta a un tavolo vicino alla finestra e non le resta che raggiungerla.

-          - Buongiorno, Eva, ma Livia?"

-          - Ciao Roxy, hai dormito bene?

-          - No, non ho dormito per niente. Sono venuta qua in seguendo un impulso e poi ho passato la notte a girarmi nel letto.

-          - Mi dispiace. Ieri sera non ti ho nemmeno chiesto cosa ti preoccupa. Poi al cameriere chiederemo se ha visto Livia.

-          - Non so, ho come un presentimento strano. Da quando ho iniziato a occuparmi del caso di Vanessa, mi sembra di essere sempre più coinvolta in qualcosa di pericoloso.

-        -  Sì, ho sentito qualcosa di Vanessa, è quella ragazza che ha tentato il suicidio, vero? Che tristezza.

-         - Da quello che ho raccolto finora, mi pare che molte cose non quadrino. Ho paura che la situazione sia più complessa di quello che sembra, non so come spiegartelo. Eppure ormai dovrei avere una certa esperienza, non è la prima volta che affronto un caso simile…

Le interrompe il concierge che ora serve anche ai tavoli. Cioè al tavolo, perché nella stanzetta della colazione ci sono soltanto loro, constata Roxy, e anche questo le pare strano.

-          - Mi scusi, ha visto per caso la signora che è venuta con me ieri sera? -  gli chiede Eva.

-          - Deve essere uscita presto stamattina, la sua chiave è appesa al quadro. No, non l’ho vista.

Una volta uscito l’ometto con il vassoio delle tazze, Eva riprende il discorso:

-          -Scusa, ma non ti stai occupando della rubrica “Come eravamo”? – chiede Eva, sorseggiando il suo caffè.

-         - Eh, faccio anche quello, da  quando sono qui, Andrea, la direttora, mi carica di tutto. – Roxy ha un tono annoiato, ma Eva coglie anche una punta di orgoglio - Perché, è un giornale di provincia, non sono in tanti, e lei ora non vuole che indaghi solo la stagista, anche se è bravina. Figurati se quella stronza di Andrea …  una vecchia amica d’università, che cerco di convertire alla causa delle donne ... si fida a lasciarla fare da sola … Ha fiutato il grosso caso e mi ha fatto spedire qui dal mio direttore … piuttosto, mi sembrava che in camera stessi cercando qualcosa, ho sentito dei rumori mentre mi stavo svegliando.

-         - Sì, cercavo il mio diario, ero convinta di averlo appoggiato sul comodino ma non c’è più e non sono riuscita a trovarlo da nessuna parte. Strano, qui scompaiono molte cose, oltre alle piazze. Tra l’altro - Eva a questo punto ha un’espressione confusa e perplessa – uhm, non mi ricordo cosa avevo scritto ieri sera…”

-         - Ma dai! Non so che dirti, in effetti anch’io ho una brutta sensazione. Comunque ora devo andare, pensavo di raccogliere qualche informazione da Livia, ma visto che non c’è, penso che andrò a cercarla a scuola, dovrebbe essere lì a quest’ora. Tu cosa fai?”

-        -  Dato che mi sono presa un anno sabbatico per scrivere, mi farò un giro in questo paese, vedrò se mi viene qualche nuova idea per il mio romanzo, per ora sono bloccata.”

-        -  Ahahah, Paura del foglio bianco, eh? Ne so qualcosa anch’io - dice Roxy ridendo finalmente e sentendosi un po’ meno angosciata. Ma quando le due amiche escono dall’albergo, si trovano di fronte una grande piazza, con una fontana proprio al centro.

-         - Oh! Scusami Roxy, ho lasciato qualcosa in camera. Ci vediamo dopo.

***

Nel bunker la temperatura è costantemente controllata e fa piuttosto freddo, tanto che tutti i programmatori si sono messi indumenti pesanti e dotati di cappuccio. Mentre alcuni stanno monitorando gli schermi olografici e altri digitano velocemente sulle tastiere, Echo stravaccato sulla sedia ergonomica beve un caffè e ridacchia tra sé e sé. Senza preavviso, l’ascensore silenziosissimo si apre ed entra il “Dottore”. La tazza di Echo cade sul pavimento rompendosi fragorosamente, nel silenzio totale.

 - Che cosa stai facendo?- gli chiede il “Dottore” con tono gelido.

Echo cerca di giustificarsi: - Mi serviva solo una pausa, signore. Non era mia intenzione distrarmi.

Il “Dottore” gli lancia uno sguardo di assoluta disapprovazione, uno sguardo che mette i brividi. -Non c'è tempo per le pause. Stiamo lavorando su un progetto importante e ogni minuto conta. Non tollero questo tipo di comportamento dal mio team.

Echo annuisce umilmente e riprende a lavorare, cercando di rimediare al tempo perso. Il “Dottore” si gira e si rivolge a X-Ray, che lo sta osservando con attenzione. - Spero che tu sia più diligente del tuo collega - le dice con un sorriso sinistro. Lei non replica e continua a osservare il suo schermo. Ha capito benissimo che nel bunker non sono ammesse distrazioni, e non può permettersi di esserne estromessa.

- Allora, cosa c'è di nuovo riguardo alla simulazione di oggi? Siamo riusciti a superare quel problema di cui abbiamo parlato?

Alpha risponde immediatamente: - Sì, abbiamo risolto quel problema, ma ci sono altri bug che non riusciamo a risolvere…per ora.

- E cosa significa questo? Che cosa stiamo sbagliando?

Delta si azzarda a dire timidamente: - Beh, potrebbe essere che ci stiamo concentrando troppo sulla tecnologia e non abbastanza sulle conseguenze etiche di quello che stiamo facendo.

 - Come osi? Il nostro lavoro è d’importanza vitale per il futuro dell'umanità. Non vedete il potenziale positivo della nostra ricerca?

Delta con un sussulto di orgoglio cerca di argomentare: - Ma non crede che questo tipo di esperimenti possa avere delle conseguenze imprevedibili sul futuro, signore? Forse…dovremmo essere più cauti.

-Tu non sei qui per fare domande o prendere decisioni. Tu sei qui per eseguire i miei ordini.

Il gelo nel bunker pare aumentare. Tutti, tranne X-Ray, guardano Delta con ostentata disapprovazione. Il “Dottore” chiude seccamente il misero tentativo di replica:

- Se avete scrupoli, potete andare a lavorare altrove, posto che troviate un altro lavoro. Vi ricordo che avete firmato un accordo di riservatezza. Non tollero di essere messo in discussione dagli stessi membri del mio team. Potrebbero esserci per voi delle conseguenze. E non saranno piacevoli. -Il suo sguardo diviene, se possibile, ancora più duro. - E ora potete andare, domani dovrete presentarvi alle sette in punto, non un minuto di più.

Tutti lasciano il bunker, qualcuno pensando di essersi infilato in un tunnel senza uscita.

X-Ray, debitamente incappucciata, inforca la sua motoslitta mentre inizia a nevicare forte. Ma non va nel suo minuscolo appartamento per riuscire a riposarsi almeno qualche ora: un altro lavoro, molto più importante, la aspetta. La motoslitta parte velocemente verso il centro della città, lasciandosi dietro una scia di neve sciolta.

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