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Dal buio alla luce: strategie per sostenere Vanessa

 

Dalla piazza reale a quella virtuale

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La sera stessa, Livia decise di chiamare i genitori di Vanessa per fissare un incontro. Non era sicura di cosa avrebbe detto loro, ma sapeva che era fondamentale trovare un modo per aiutare la ragazza. Dopo aver parlato con i genitori, si sentì un po' più sollevata, ma era consapevole che il lavoro da fare era ancora tanto. I genitori, tuttavia, non si sentivano responsabili dell'accaduto e insistevano sul fatto che la causa fosse il carattere introverso di Vanessa. Si difendevano affermando di averle dato piena libertà, di averla sempre lasciata gestire da sola, facendole regali e comprandole vestiti di qualità.

Livia decise di approfondire la proposta di Laura sulla Terapia Strategica Breve e di capire come applicarla al caso di Vanessa. Nel frattempo, si preparò mentalmente per l'incontro con le altre donne al Bar Centrale. Era curiosa di ascoltare le loro opinioni e di capire come avrebbero potuto aiutare Vanessa e la sua famiglia. Sapeva che non sarebbe stato semplice, ma era determinata a fare tutto il possibile per offrire alla ragazza una prospettiva migliore.

Tuttavia, si rivelò difficile concordare un incontro al Bar Centrale in Piazza Largo Petrarca di Melata. Laura, quindi, suggerì di riunirsi nel consueto luogo virtuale di tante progettazioni: Craft, nei Mondi Virtuali. In Craft ci si sentiva meno esposti agli sguardi curiosi della gente del paese, profondamente turbata dalla notizia e dall'inchiesta in corso sul caso Vanessa.

 

Su iniziativa di Laura, l'incontro venne fissato per le 22:00. Fu un momento di confronto, seppur informale, per delineare le strategie di intervento. Parteciparono Laura, Livia, Roxi, Consuelo la maestra e Consuelo la bidella. Si unì anche Lorenza, collaboratrice della Dirigente scolastica.

"Di fronte a questo nuovo episodio di tentato suicidio, che ripete l'evento Vanessa accaduto alla primaria, è cruciale che la scuola adotti misure immediate per garantire la sicurezza della ragazza e valutare il suo stato di salute mentale ed emotivo", affermò Laura. "Potrebbe essere necessario attivare un percorso di supporto psicologico per Vanessa, coinvolgendo i suoi genitori e sensibilizzandoli sull'importanza del loro ruolo. Inoltre, gli insegnanti e il personale scolastico dovrebbero essere formati per riconoscere i segnali di allarme e prevenire eventuali situazioni di rischio".

Le donne discussero su come intervenire concretamente per aiutare Vanessa e prevenire ulteriori episodi di autolesionismo o tentativi di suicidio. La situazione era resa ancora più complessa dalla risonanza che il caso aveva avuto nel paese: la stampa locale conduceva un'indagine serrata, esercitando pressioni sulla scuola, mentre il Provveditorato e l'Ufficio Scolastico avevano già convocato la Dirigente dell'Istituto Comprensivo per chiarimenti. Con il Consiglio di Classe straordinario e il Collegio docenti imminenti, era necessario arrivare preparati con proposte concrete.

Laura, la psicoterapeuta, suggerì l'applicazione della Terapia Strategica Breve, mentre Livia, maestra e psicologa, sottolineò l'importanza di coinvolgere i genitori. Consuelo la maestra e Consuelo la bidella si dichiararono pronte a offrire il loro contributo. Lorenza, incaricata delle relazioni con la stampa, propose di redigere un comunicato per informare le famiglie e raccogliere il loro supporto. Roxy, l'assistente sociale, si offrì di coinvolgere l'equipe sanitaria locale per un intervento strutturato.

Nel corso della riunione, le partecipanti chiesero a Laura di approfondire la Terapia Strategica Breve, convinte che fosse necessario un approccio efficace e rapido, piuttosto che percorsi psicoterapeutici lunghi e dall'esito incerto.

"La Terapia Strategica Breve", spiegò Laura, "è un metodo pratico e mirato per aiutare Vanessa a gestire pensieri ed emozioni, sviluppando strategie efficaci per affrontare situazioni difficili. Questo approccio può essere utile non solo per lei, ma anche per i suoi genitori e per il personale scolastico".

Si decise di elaborare un protocollo di intervento e di sottoporlo alla Dirigente e al Provveditorato, individuando chi potesse occuparsi