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Oltre il silenzio: risposte e responsabilità della scuola

Oltre il silenzio: risposte e responsabilità della scuola

Laura stava riflettendo da sola prima di partecipare al Consiglio di Classe, a cui era stata invitata come esperta. Le emozioni e gli eventi sembravano travolgenti, e la necessità di fornire risposte era altrettanto urgente.

Vanessa lottava costantemente con la depressione e l'ansia. Nonostante avesse cercato aiuto, si sentiva sempre più sola e disperata. Dopo aver tentato il suicidio, si trovava ancora in ospedale e doveva affrontare la sua famiglia, i professori, gli psicologi e i compagni preoccupati, oltre alle opinioni della gente. Si sentiva in colpa per aver causato tanta preoccupazione e si domandava se fosse giusto aprirsi con loro riguardo al proprio dolore. Il peso della vergogna e dell'incomprensione la soffocava.

Dopo il primo tentativo di suicidio, Vanessa aveva iniziato un percorso con uno psicologo. Tuttavia, nonostante alcuni progressi, si trovava ancora di fronte a ostacoli che la facevano sentire sola nella battaglia contro i propri demoni interiori. Il desiderio di superare quei momenti difficili e di trovare una nuova speranza per il futuro si scontrava con il senso di impotenza che continuava a provare.

Laura non poteva fare a meno di pensare anche a Livia. Insegnante e psicologa, Livia si sentiva frustrata e impotente. Nonostante la sua preparazione, non si sentiva adeguata a gestire un caso così delicato. Sapeva che il supporto della scuola e della comunità era essenziale, ma le risorse a disposizione sembravano insufficienti. Come avrebbe potuto creare alleanze e confrontarsi con chi poteva davvero fare la differenza?

Quando si tratta di problemi di salute mentale, è fondamentale che i professionisti del settore collaborino con il personale scolastico per offrire un supporto completo e personalizzato agli studenti in difficoltà. Nel caso di Vanessa, il fatto che i suoi tentativi di suicidio fossero avvenuti nell'ambiente scolastico poneva la scuola di fronte a una responsabilità chiara e urgente. Il Consiglio di Classe avrebbe dovuto affrontare questa realtà e prendere decisioni cruciali.

Laura era convinta che nessuno dovesse sentirsi impotente davanti a sfide così complesse. La collaborazione e il sostegno reciproco erano strumenti potenti, capaci di fare la differenza nella vita di chi soffre.

La metafora delle "piazze mancanti" nella comunicazione tra scuola, famiglia e comunità era una profezia negativa da cui era necessario uscire. Era fondamentale costruire spazi di dialogo e confronto per trovare soluzioni concrete e sostenibili.

Laura sapeva di poter contare su Livia e di poterla accompagnare in questo percorso. Era certa che insieme avrebbero potuto applicare le tecniche della Terapia Breve Strategica, indipendentemente dalle decisioni ufficiali del Consiglio di Classe.

Ma oltre all'azione educativa e terapeutica, bisognava rispondere anche alle accuse dell'opinione pubblica e della stampa, che puntavano il dito contro la scuola su diversi fronti:

  • Accusa di negligenza: si sosteneva che la scuola e gli insegnanti non avessero fatto abbastanza per aiutare Vanessa, nonostante i segnali evidenti del suo malessere.
  • Accusa di carenza di risorse: si denunciava la mancanza di strumenti adeguati per la prevenzione e il supporto della salute mentale degli studenti, come servizi di consulenza o terapia.
  • Accusa di stigmatizzazione: la scuola era accusata di non aver creato un ambiente sicuro e accogliente per affrontare i problemi di salute mentale.
  • Accusa di mancata comunicazione: si evidenziava una scarsa comunicazione tra la scuola, Vanessa e la sua famiglia, nonostante i segnali di pericolo.
  • Accusa di insufficiente formazione degli insegnanti: si affermava che i docenti non avessero le competenze necessarie per riconoscere e gestire situazioni critiche come quella di Vanessa.

Era quindi essenziale che la scuola e gli insegnanti rispondessero a queste preoccupazioni in modo trasparente e responsabile. Non si trattava solo di difendersi dalle critiche, ma di riconoscere le problematiche esistenti e lavorare per migliorare le strategie di prevenzione e supporto.

Laura si preparò mentalmente all'incontro. Era determinata a non lasciare che la paura o la pressione esterna impedissero alla scuola di assumersi il proprio ruolo. Vanessa aveva bisogno di una rete di sostegno forte e coesa, e la scuola doveva essere un punto di riferimento, non un'istituzione distante e impassibile.

Era il momento di trasformare le parole in azioni.