Rosa si sta interessando del caso di Vanessa.
Rosa si sta interessando del caso di Vanessa. Ne ha conosciute di ragazze sole, vorrebbe capire di più dei suoi problemi a scuola e in famiglia. Ricorda perfettamente quanto le ha raccontato Livia quando si sono incontrate. Ne aveva scritto una memoria sul suo notes, come documentazione cui attingere nel momento in cui avesse dovuto agire a sostegno di Vanessa, come docente sempre impegnata nell'affrontare problematiche giovanili. Ecco la ricostruzione fedele basatain suforma di diario di quanto le aveva dittodetto Livia:Livia:
Livia fu svegliata la mattina seguente dallo squillo del suo cellulare, un numero
sconosciuto, il suo “pronto” fu piuttosto titubante, ancora non si era ripresa dei brutti
sogni di quella notte e avrebbe voluto riattaccare. Le rispose una voce maschile, dal
tono alquanto arrogante:
- Lei è la maestra psicologa, che dovrebbe visitare mia figlia Vanessa?
E senza aspettare alcuna risposta proseguì:
- Guardi che mia figlia è una ragazza normale, come tutte le ragazze della sua età,
non ha bisogno di nulla!
Livia rimase interdetta, ma subito si riprese e con un tono di voce ferma gli rispose: -
Non si preoccupi, vorrei vedere prima Vanessa e poi dovremmo parlarne sia con lei
che con sua moglie.
- Ecco! Mia moglie? E’ un’altra fissata che dice “Vanessa ha dei problemi”! Anche lei
non la sa prendere e non la sa educare!
- Le ripeto, ci vedremo nei prossimi giorni!
Livia concluse la telefonata, aveva ben compreso che le difficoltà di Vanessa forse
dipendevano da un disagio che la ragazza viveva in famiglia e quella telefonata le
metteva uno stato di ansia e di preoccupazione. Lei era stata sempre entusiasta
della sua professione di psicologa che svolgeva già da una decina di anni, da
appena dopo essersi laureata, con ottimi voti. A volte si sentiva addirittura
privilegiata nel saper accogliere i racconti dei suoi pazienti, riusciva a comprendere
le loro storie anche dalle parole non dette, dai silenzi sonori che svelavano parole
senza voce. E riusciva a restituire ogni racconto arricchito di comprensione, libero da
giudizi e sensi di colpa, in modo da permettere loro di fare nuove scelte e di aprire
nuove frontiere prima invalicabili.
Quella telefonata le ricordava che non tutte le persone presentano problemi facili…
quindi le toccava fare un bel respiro, armarsi di coraggio e mettere da parte ogni
angoscia, soprattutto perché si trattava del caso di una ragazza e lei aveva una
particolare attenzione e un buon approccio con pazienti dell’età adolescenziale.
Si vestì in fretta e furia, pantaloni e maglietta, e, dopo un caffè veloce, uscì
dall’albergo e si diresse verso la scuola, dove Vanessa frequentava la terza classe
della scuola media .
Era una mattina di autunno, dal sole ancora caldo. Si incamminò per quel budello di
strada stretta e, dopo un centinaio di metri, sentì un odore di uova marce e un
sapore acre di zolfo, in fondo vide un riverbero di colore verde, luccicante ai raggi del
sole. Quella strada stretta terminava proprio in una piscina d’acqua termale calda a
45 gradi, grande quanto una piazza, che fungeva proprio da piazza, con le panchine,
le aiuole e le poche case del borgo. Livia restò incantata ad ammirare quel luogo
magico fra mille pensieri:
“Forse doveva essere proprio una delle piazze scomparse e invece di essere
pavimentata e troneggiata da un monumento o da una fontana è stata interamente
occupata da una vasca di acqua di colore verde smeraldo! Per essere una piscina
termale, però, non c’è anima viva, alle 9! Che strano! Questo paese nasconde
qualcosa di misterioso!”.
Si sentiva sola in quel luogo deserto, allora le ritornarono in mente Eva, Laura e
anche il “Club delle piazze mancanti”, doveva assolutamente riprendere i contatti.