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Baci da mamma

Lì per lì Livia, non aveva fatto molto caso alla piazza che non c’era, aveva in tasca l’indirizzo dell'albergo in cui aveva prenotato, e quella l’avrebbe trovata, tanto era vero il sonno che la stava infastidendo da quando era salita sull’autobus.
Dopo pochi passi in una viuzza campagnola, scorse la Pensione “Giuditta”, passando sotto il portico con l’edera bella rigogliosa, arrivò alla reception dove venne accolta da un signore sulla settantina, vestito di tutto punto con un buffo cravattino che assomigliava tanto ai suoi baffetti… faccia da brava persona…
- Buongiorno Signorina - l’accolse con un sorriso l’uomo- come posso aiutarla? -
-Buongiorno a lei, ho prenotato una camera ... – e dopo… i convenevoli burocratici, Livia prese la chiave della sua stanza e lesta si precipitò su per le scale chiudendosi la porta alle spalle.
E adesso? Cosa sarebbe accaduto? In che modo sua madre l’avrebbe contattata?
Lei e la madre erano amiche da sempre, più che parenti stretti e lei l’adorava sin da tenera età, in quanto essendo mezza maestra, mezza maga, mezza cuoca, quasi tutta Filosofa ma anche mezza matta, Livia aveva avuto per tutta la sua infanzia, adolescenza insegnamenti strani agli occhi della gente del paese, piuttosto che di galateo e bon-ton.
Questo però non l’aveva mai fatta sentire fuori luogo rispetto alle compagne di scuola, che pur la prendevano in giro, sia per gli abiti inusuali sia per i modi di comportarsi, né si era mai sentita l’altra metà della follia di sua madre, bensì fortunata nell’avere appreso una miriade di cose molto utili nella vita.
Livia, infatti, sapeva accendere un fuoco nel bosco, sapeva quali funghi cogliere senza rischiare di avvelenare se stessa e nessun' altro, sapeva riconoscere la differenza fra una nuvola e l’altra, e addirittura conosceva il nome di ogni costellazione, ma sapeva anche leggere una mappa, appassionarsi con le letture su misteri.
Sua madre le aveva letto e riletto avventure affascinanti, tanto da spingerla a simulare quelle avvincenti storie con i ragazzini nel cortile di casa, piuttosto che giocare con le bambole e le tazze da tè.
Livia, poi, aveva scelto un liceo in una città vicina, lasciando la madre al suo paese, ma ogni sera si concedevano una telefonata … per raccontarsi di tutto.
Ma due giorni prima della sua partenza, Livia ripensava, mentre disfaceva la valigia e sistemava i pochi abiti portati con sé, a quella strana lettera ricevuta, tanto strana che il portalettere dopo svariate ricerche, era capitato alla sua porta proprio mentre lei stava uscendo e le aveva chiesto - Buongiorno e perdoni il disturbo… per caso è lei la Signorina Lei? 
Lo so sembra una domanda molto sciocca ma è tutta la mattina che cerco questo destinatario - consegnandole una busta lilla al profumo di lavanda e pesca, abbellita da una grafia stile Ottocento tutta maiuscole e riccioli. Unico indizio, se mai lo si volesse ritenere tale, l'indirizzo sulla busta, sicuramente più strambo della domanda dell’uomo, che era rimasto davanti alla ragazza con un’aria stralunata: “ Alla Signorina Lei da Me”.

Fosse stata un’altra situazione, sarebbe scoppiata a ridere in faccia al malcapitato postino, che pendeva dalle sue labbra e avrebbe trovato una risposta sensata a quella singolare domanda, Livia, invece, aveva aggrottato la fronte, evidentemente preoccupata, facendo finta di aver aspettato l’arrivo di quella lettera, rispose con finta allegria:

Certo che sono Lei, ehm … cioè Me, chi vuole che io sia? Sa mia madre è una burlona, ama stupirmi sempre, la ringrazio Signor Arcibaldo, e buona giornata – rispose, rivolgendo all’uomo, più stranito che mai, uno dei suoi bei sorrisi, mentre rientrando in casa lasciò la busta sulla credenza all'ingresso.
Era tardi e in tutta quella sinistra situazione, non poteva dimenticare il suo lavoro, prese la borsetta al volo, dopo occhiata veloce allo specchio e uscì dalla stanza, per… andare a scuola da un luogo molto più distante di casa sua… in che situazione folle l’aveva messa la sua cara madre.
Aveva passato tutta la mattina nel suo ufficio avvolta in una specie di torpore mentale, un po’ come quando si è presenti fisicamente in un luogo, ma con la testa decisamente sulle nuvole, mentre le altre donne continuavano a ciarlare senza tregua intorno a lei. 
Doveva continuare ad analizzare il “caso di Vanessa” e aprendo il fascicolo, promise a se stessa di metterci la testa, perché era un fatto terribile l’accaduto – Come può una creatura così giovane decidere di suicidarsi – lo aveva detto così a bassa voce che non le erano uscite parole ma più una specie sibilo, come un vento freddo che le aveva provocato un brivido sulla schiena.
La mattinata corse velocemente da quel momento, il suo turno era finito, poteva tornare a casa… ehm alla pensione Giuditta…
Mentre faceva ritorno ripensò di nuovo a quanto era accaduto, il fatto che l’aveva trasferita alla pensione, e soprattutto a quando con aria sospettosa aveva aperto la lettera ricevuta … temendo chissà quali disgrazie o chissà quali richieste di riscatto per la sparizione della madre.
Ma sua madre le aveva insegnato che “ mai le cose sono come sembrano, mentre ciò che appare all’evidenza, ha solo bisogno della tua intelligenza” 
e Livia, rammentando questa frase, per un attimo sorrise con tenerezza, per poi tornare ad aggrottare la fronte, cercando di capirci qualcosa in più.
Non vi ho detto che questa mezza matta di sua madre era anche solita stuzzicare i neuroni della figlia con difficili indovinelli. 
- Mamma… oh mamma dove sei?
Aprendo la lettera, credette di trovarsi davanti all’ennesimo scherzo, invece che ad una serie di gruppi di numeri assestati a dovere, come solo lei sapeva fare. - Di certo devo scoprire la tipologia di decifrazione codici, prima del messaggio stesso. 
- si era detta, dirigendosi verso il tavolino e munendosi di carta e penna.
A guardarli quei numeri sembravano tanti soldatini messi in fila in una posizione precisa, sembrava le dicessero deridendola: - uno due tre march … uno due tre destr… aaaattentii!!

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Livia aveva passato tutta la notte a cercare di risolvere, invano, il quesito, quando improvvisamente si ricordò che la madre aveva libri anche su questo argomento, e arrendendosi momentaneamente, sbadigliò, accorgendosi che era passata la mezzanotte e che solo l’indomani avrebbe potuto risolvere parte del mistero.
La notte era silenziosa più del solito, il verso di una vecchia civetta l’aveva fatta rabbrividire e raggomitolare come una bimba dentro le coperte e lasciandosi cadere in un sonno profondo portando con sé quel dilemma.

1 soluzione messaggio: aspetta prossima lettera e destinazione stop, non parlare con nessuno stop, fai la valigia, raggiungi pensione giuditta stop, occhio che la piazza non c'è stop sto bene stop, baci mamma stop