Capitolo VI
Le quattro amiche si guardarono intorno, ancora scosse dall’attraversamento del portale. La città sotto la cupola era luminosa, ordinata, eppure stranamente silenziosa. C’era qualcosa di irreale in quel luogo. I grattacieli dalle forme curve sembravano sospesi, le strade prive di traffico, l’aria carica di un profumo mai sentito.
«Siamo... davvero nel futuro?» sussurrò Livia.
Vanessa, silenziosa fino a quel momento, annuì lentamente. «È questo. Il posto che ho visto.»
Una figura si avvicinò. Era una donna, vestita con una tuta dai riflessi cangianti. Si presentò come Lila, direttrice dell’Istituto di Ricerca dell’universo di Nera.
«Benvenute. Abbiamo seguito il vostro arrivo. Sapevamo che prima o poi qualcuno sarebbe giunto dal portale.»
Lila spiegò che loro abitavano il pianeta Nera, un rifugio creato dopo la distruzione di Tera, il pianeta natale, a causa di una guerra nucleare che aveva devastato l’atmosfera e reso impossibile la vita. L’umanità sopravvissuta si era rifugiata in queste città artificiali, isolate in bolle di vetro.
Roxy ascoltava affascinata, annotando freneticamente tutto nel suo taccuino. Ogni parola di Lila sembrava un tassello che si univa al racconto incredibile di Vanessa.
«Il mio sogno – disse Lila – è trovare una fonte di energia pulita e permanente per rigenerare Tera e tornare a casa.»
Fu in quel momento che Roxy si ricordò della pietra solare che portava con sé: un oggetto antico, trovato per caso nel corso di una mostra virtuale, che emanava una luce calda e pulsante. La tirò fuori dallo zaino e la porse a Lila.
La scienziata rimase senza parole.
«Questa pietra... ha le proprietà che cerchiamo da anni. È una fonte energetica in grado di alimentare interi ecosistemi.»
Lila lavorò giorno e notte insieme al suo team. Dopo alcuni giorni, annunciò che il progetto era pronto: tre raggi sarebbero stati generati dalla pietra. Il primo per rigenerare Tera, il secondo per creare un portale stabile con la Terra, il terzo per collegare Nera al proprio pianeta d’origine.
Sul tetto della cupola, le quattro donne assistettero al momento storico. Il primo raggio illuminò il cielo, puntando verso Tera. Una nebbia tossica si dissolse, lasciando spazio a cieli azzurri e vegetazione che tornava a vivere. Il secondo raggio aprì un portale tra i mondi: dalla Terra, si intravedevano volti stupiti, occhi spalancati verso un futuro possibile. Il terzo raggio creò un varco tra Nera e Tera: il ritorno a casa era realtà.
Roxy sentì le lacrime salirle agli occhi. Aveva raccontato storie per tutta la vita, ma questa le superava tutte.
Un gesto di empatia, nato da una ragazza ferita, aveva cambiato il destino di due pianeti.
Di ritorno nel loro appartamento, Roxy scrisse fino a tarda notte. Era il suo ultimo reportage, ma anche il più importante. Intitolò l’articolo: “Quando il dolore genera futuro”.
Prima di lasciare Nera, chiese un ultimo favore a Lila: «Aiuta anche la mia Terra. Abbiamo ancora tempo per salvarla.»
Lila sorrise. «La rinascita è cominciata.»